Scrivere un articolo in ottica SEO non è come preparare un panino al prosciutto crudo.
Sembra facile, ma poi ti ritrovi con un pasticcio che non piace né a Google né agli esseri umani. E fidatevi, dopo anni passati a correggere contenuti che sembravano scritti da un robot in preda a una crisi esistenziale, ho capito dove sta il problema.
La maggior parte della gente pensa che basti infilare qualche parola chiave qua e là, scrivere 1500 parole (perché “Google ama i contenuti lunghi”, giusto?), e il gioco è fatto. Invece no. Scrivere un articolo SEO che funzioni davvero è un’arte che richiede strategia, empatia, e – sorprendentemente – il coraggio di mettere l’utente prima dell’algoritmo.
La verità scomoda sui contenuti SEO
John Mueller e Martin Splitt di Google hanno fatto una confessione in questo video che ti consiglio di guardare che dovrebbe essere stampata in ogni agenzia di content marketing: anche loro sbagliano quando scrivono. Splitt ha raccontato di aver scritto tre pagine di documentazione che pensava fossero “quasi perfette”, finché la sua collega Lizzi non gli ha fatto tre domande che hanno fatto crollare tutto il castello di carte.
“Ho iniziato a mettere in discussione le fondamenta dell’universo”, ha detto Splitt. E questa frase mi ha colpito perché è esattamente quello che succede quando realizzi che hai scritto per te stesso, non per chi ti legge.
È un errore che commetto anch’io, a volte. Ti ritrovi talmente preso dalla tua expertise che dimentichi di spiegare le basi. Immagina di parlare di astrofisica a qualcuno che non sa cos’è una stella. Tecnicamente corretto, umanamente inutile.
Il significato di ottica SEO (spoiler: non è quello che pensi)
Quando parliamo di significato di ottica SEO, la maggior parte della gente pensa a keyword density, meta description e H1 o tag vari. Roba tecnica. Ma secondo Google, l’ottica SEO vera inizia da una domanda diversa: “chi sto servendo e cosa ha bisogno di sapere?”.
Mueller è stato brutalmente onesto su questo punto. Ha suggerito di chiedere ai clienti esistenti domande semplici:
- Come mi hai trovato?
- Cosa stavi cercando?
- Dove stavi guardando?
Sono domande che un consulente SEO freelance dovrebbe fare sempre, ma che spesso vengono saltate perché sembrano troppo “basic”. Invece sono oro colato per capire come creare contenuti di qualità.
La trappola del numero di parole
Qui devo confessare un peccato: anch’io, anni fa, ero vittima della sindrome del “più parole = meglio”.
Clienti che chiedevano la lunghezza di un articolo SEO ideale, e io che rispondevo con tabelle e statistiche. “Minimo 1500 parole per posizionarsi bene”, dicevo con la sicurezza di chi aveva letto tre studi su Moz.
Poi ho iniziato a vedere siti con articoli di 300 parole che surclassavano mostri di 3000 parole pieni di riempitivo. E ho capito che il problema non era la lunghezza, ma l’utilità.
Google non conta le parole come un professore sadico. Cerca valore. E il valore può stare in 200 parole ben scritte o in 2000 parole di fluff che fanno perdere tempo a tutti.
Il SEO Copywriting che funziona ora
Il SEO Copywriting moderno è diverso da quello di dieci anni fa. Non puoi più nascondere parole chiave nel testo come uova di pasqua e sperare che Google non se ne accorga. L’algoritmo è diventato più intelligente di così.
La strategia che funziona oggi è quella che Mueller chiama “brutalmente onesta”. Devi essere realistico su quello per cui puoi rankare. Vuoi essere primo per “libri gialli”? Buona fortuna, c’è Amazon che ti aspetta. Vuoi essere primo per “librerie di libri usati a Bergamo”? Ora stiamo parlando.
È la differenza tra combattere contro Golia e vincere una partita alla tua portata. Indovinate quale strategia paga le bollette?
Come scrivere un articolo di blog che Google ama
Scrivere un articolo di blog efficace inizia sempre dallo stesso punto: il problema del lettore. Non dal tuo prodotto, non dalla tua expertise, non dalla keyword che vuoi spingere. Dal problema.
La formula che uso (e che funziona) è questa:
- Identifica il problema specifico;
- Prometti una soluzione;
- Mantieni la promessa;
- Aggiungi valore extra che non si aspettavano.
Sembra semplice? Lo è. Ma semplice non significa facile.
È come la carbonara: quattro ingredienti, ma se sbagli la cremina, il piatto si trasforma in frittata.
Il costo di un articolo SEO (e perché spesso è sbagliato)
Parliamo dell’elefante nella stanza: il costo di un articolo SEO. Ho visto prezzi che vanno da 20 euro per 1000 parole a 500 euro per un singolo articolo. La differenza non è solo nel prezzo, è nell’approccio.
L’articolo da 20 euro è scritto da qualcuno che ha googlato la tua keyword, ha fatto un mash-up dei primi 10 risultati, e ha aggiunto qualche sinonimo per “originalità”. Funziona come comprare un Rolex a 50 euro in Turchia.
L’articolo da 500 euro viene da qualcuno che:
- Ha studiato il tuo pubblico;
- Ha analizzato la concorrenza;
- Ha una strategia di contenuto;
- Sa cosa cerca Google in quel settore specifico;
- Può scrivere in modo che la gente voglia continuare a leggere.
Non dico che tutti gli articoli debbano costare 500 euro.
Dico che il prezzo dovrebbe riflettere il valore che l’articolo porta al business.
E un articolo che porta traffico qualificato per anni vale molto più di uno che genera qualche visita e poi sparisce nell’oblio delle pagine 2-3 di Google.
Gli errori che uccidono anche i contenuti migliori
Dopo aver visto centinaia di contenuti fallire miseramente, ho notato degli schemi ricorrenti. Errori che trasformano articoli potenzialmente brillanti in monumenti all’irrilevanza.
- L’errore del keyword stuffing mascherato: pensare che ripetere la parola chiave in modo “naturale” significhi infilarla ogni 100 parole. Google se ne accorge, e non è contento.
- L’errore dell’autoreferenzialità: scrivere quello che TU pensi sia importante, invece di quello che LORO hanno bisogno di sapere.
- L’errore del “contenuto ombrello”: tentare di coprire troppi argomenti in un solo articolo. Immagina di andare al ristorante e ordinare tutto il menu. Teoricamente puoi, praticamente è una pessima idea.
Il feedback degli utenti come bussola SEO
Mueller ha toccato un punto che molti SEO ignorano: il feedback diretto degli utenti.
Commenti, email, telefonate, chat dal vivo – tutti aspetti importanti per capire se stai andando nella direzione giusta.
Ho un cliente che ha implementato un semplice sondaggio alla fine di ogni articolo: “questo contenuto ha risposto alla tua domanda?”. I risultati hanno ribaltato la loro strategia di contenuto. Scoprirono che i loro articoli tecnici super-dettagliati annoiavano i lettori, che volevano invece guide pratiche e veloci.
Google traccia il comportamento degli utenti. Se la gente scappa dal tuo articolo dopo 10 secondi, non importa quanto sia ottimizzato tecnicamente. Puoi avere il menù più bello del mondo ma se il cibo del tuo ristorante fa schifo, non andrai lontano.
Aspettative realistiche
Una cosa che Mueller ha detto mi ha fatto riflettere: se sei una piccola impresa locale e il tuo sito ti porta già abbastanza clienti, forse non hai bisogno di ossessionarti con la SEO.
Sembra eretico in un articolo su come scrivere un articolo in ottica SEO, ma è liberatorio.
Non tutti devono essere primi su Google per “scarpe” o “ristorante”. A volte essere primi per “riparatore di biciclette vintage a Treviso” è più che sufficiente.
L’ossessione per la SEO perfetta può diventare controproducente. Un po’ come quando le donne si truccano due ore per andare al supermercato – tecnicamente puoi farlo, ma forse stai esagerando.
La strategia del contenuto che converte
Come scrivere un articolo SEO che non solo ranki, ma che converta? La risposta sta nell’equilibrio tra ottimizzazione tecnica e valore umano.
Ogni articolo dovrebbe avere un obiettivo chiaro: informare, convincere, o far agire. Non tutti e tre insieme, perché allora non fai nessuno bene.
La struttura che uso è semplice:
- Gancio che cattura l’attenzione nei primi 30 secondi;
- Promessa di valore specifica;
- Contenuto che mantiene la promessa;
- Call to action che sembra naturale, non forzata.
Conclusione
Scrivere un articolo in ottica SEO efficace significa dimenticarsi dei trucchetti e concentrarsi sull’essenziale: servire le persone che leggono.
Google è diventato abbastanza intelligente da premiare contenuti che risolvono problemi reali in modo utile e leggibile.
Non è una scienza esatta, e non ci sono formule magiche.
Il futuro del content marketing appartiene a chi riesce a bilanciare ottimizzazione tecnica e valore umano.
Chi ci riesce non solo rankera meglio, ma costruirà anche un pubblico fedele che torna perché sa di trovare sempre qualcosa di utile.
E quello, alla fine, vale molto più di qualsiasi posizione su Google.