“Quanto ci vuole per la SEO?”
È la domanda che mi sento fare almeno tre volte a settimana come consulente SEO freelance. E ogni volta la mia risposta suona come un disco rotto: “dipende”. Lo so, è frustrante quanto sentirsi dire “ci sentiamo presto” dopo un primo appuntamento. Ma stavolta ho dalla mia parte nientemeno che John Mueller di Google, che ha finalmente fatto chiarezza sui tempi per la SEO.
Potrai vedere l’intervista a John a fine pagina.
Ti do un piccolo spoiler: non è una gara di velocità. Relativamente simile a quando si impara a suonare il pianoforte – qualche nota la impari subito, ma per suonare Chopin ci vuole tempo. Molto tempo.
La verità sui tempi SEO secondo Google
Durante una delle loro chiacchierate tech (che seguo religiosamente mentre bevo il cappuccino del mattino), John Mueller e Martin Splitt hanno sviscerato la questione delle tempistiche SEO. E finalmente abbiamo delle risposte concrete, non i soliti “serve pazienza” che ci sentiamo ripetere da anni.
La sostanza? Dipende dal tipo di lavoro che stai facendo. Sorprendente, vero? Ma stavolta hanno fatto esempi specifici, e questo cambia tutto.
Mueller ha spiegato che se parti da un sito che ha zero ottimizzazione – e intendo proprio zero, come quei siti che sembrano usciti dal 2000 – e applichi delle ottimizzazioni base, potresti vedere cambiamenti quasi immediati nei ranking. La stessa differenza tra guidare una Panda del ’92 a una macchina super futuristica: la differenza si nota subito.
Modifiche veloci vs. cambiamenti strutturali
Ecco dove le cose si fanno interessanti.
Non tutti gli interventi SEO sono uguali, e i tempi per vedere i risultati variano drasticamente.
Le modifiche “fast food”
Le modifiche semplici – come cambiare un title tag o aggiungere del testo a una pagina – vengono elaborate da Google abbastanza in fretta. Mueller dice che basta che la pagina venga ricrawlata e riprocessata, e questo succede “fairly quickly”.
Tradotto dal “google-speak”: nel giro di qualche giorno o settimana dovresti vedere l’effetto. L’algoritmo se ne accorge quasi subito.
L’anno scorso ho fatto una prova stupida (ma istruttiva) su un sito di un cliente: ho cambiato solo il title tag della homepage, aggiungendo una parola chiave strategica all’inizio. In quattro giorni era salito di 8 posizioni per quella keyword. Magia? No, semplicemente una modifica che Google ha potuto elaborare velocemente.
I cambiamenti “costruzione della cattedrale”
Dall’altra parte abbiamo i cambiamenti strategici più grandi.
Qui Mueller non gira intorno al problema: “sometimes that just takes a long time”. E quando un ingegnere di Google dice “long time”, puoi star sicuro che non sta parlando di settimane.
Stiamo parlando di:
- Ristrutturazione completa dell’architettura del sito;
- Migrazione da HTTP a HTTPS;
- Cambio di dominio;
- Rifacimento completo dei contenuti;
- Modifiche sostanziali alla strategia di link building.
Questi interventi possono richiedere mesi per mostrare i loro effetti completi.
Quanto ci mette un sito a riprendersi da una migrazione completa? Nella mia esperienza, dai 3 ai 6 mesi, se tutto va bene.
La regola delle 1-2 settimane (per le cose semplici)
Mueller ha dato anche dei numeri concreti, finalmente. Per siti piccoli – homepage più qualche altra pagina – le modifiche dovrebbero riflettersi nei risultati di ricerca entro una o due settimane.
“You can search for yourself initially”, dice Mueller. “That’s not forbidden to search for yourself.” Grazie al cielo, perché lo facciamo tutti ogni cinque minuti dopo aver pubblicato qualcosa di nuovo. È come controllare se il post su Instagram ha preso like – irresistibile.
La cosa interessante è che puoi monitorare i cambiamenti da solo. Hai cambiato il title? Cerca il tuo sito e vedi se il nuovo title appare nei risultati. È un metodo empirico ma efficace per capire se Google ha notato le tue modifiche.
Il fenomeno del “picco e caduta”
Qui Mueller tocca un punto che ogni esperto SEO ha vissuto sulla propria pelle: il ranking che schizza su, ti fa sognare il successo per qualche giorno, poi crolla peggio delle azioni in borsa nel 2008.
Mueller suggerisce che un buon SEO specialist dovrebbe monitorare come i cambiamenti influenzano i ranking nel tempo. Non è sufficiente fare le modifiche e aspettare – bisogna tracciare l’andamento perché i primi risultati potrebbero essere ingannevoli.
La mia teoria (supportata da troppi caffè e troppe notti insonni a guardare Analytics) è che Google a volte “testa” le nuove pagine in posizioni più alte per vedere come reagiscono gli utenti. Se la risposta è buona, la posizione si stabilizza o migliora. Se fa schifo, precipita più velocemente di una pietra.
La curva dell’ottimizzazione
Una delle cose più interessanti che ha detto Mueller riguarda i siti che partono da zero ottimizzazione:
“I think if you have a website that has never done anything with SEO, probably you’ll see a nice big jump in the beginning as you ramp up and do whatever the best practices are.”
Questo spiega perché alcuni clienti vedono risultati spettacolari nei primi mesi, mentre altri – che già avevano fatto del lavoro SEO – vedono progressi più lenti. È la differenza tra insegnare l’alfabeto a qualcuno che non sa leggere e correggere la grammatica a uno scrittore.
Ma poi arriva la parte meno divertente:
“at some point, it’ll kind of be slow and regular more from there on.”
Tradotto: dopo i primi miglioramenti facili, inizia la vera fatica. Quanto ci vuole per la SEO a questo punto? Anni, non mesi.
L’importanza del feedback degli utenti
Qui posso permettermi una piccola digressione personale.
Mueller accenna al valore del feedback degli utenti, e su questo punto sono completamente d’accordo. Anzi, aggiungo che è criminalmente sottovalutato.
I commenti moderati, i form di contatto facili da trovare, i sondaggi occasionali – tutto questo ti aiuta a capire se stai andando nella direzione giusta. Google traccia i segnali di comportamento degli utenti che indicano se un sito è affidabile e rilevante.
Ho un cliente che ha implementato una sezione commenti moderata e il tasso di permanenza sulla pagina è aumentato del 40%. Coincidenza? Non credo. La gente legge i commenti, interagisce, rimane di più. E Google se ne accorge. Oppure anche i video sulla pagina o gli exit intent possono aiutare a tale scopo.
Comunicazione e trasparenza: il fattore umano
Mueller è stato chirurgico su questo punto: un buon consulente SEO deve essere trasparente sui progressi e le tempistiche. Niente “pagami per un anno e vedremo che succede”.
Dovrebbe essere in grado di dirti:
- Cosa ha fatto specificamente;
- Quanto tempo potrebbero richiedere i vari interventi;
- Come sta monitorando i progressi;
- Quando aspettarsi i primi risultati.
Ad esempio, un personal trainer ti spiega ogni esercizio invece di limitarsi a gridare “fai 100 flessioni”. La trasparenza costruisce fiducia, e la fiducia è tutto in questo business.
Fattori che influenzano i tempi per la SEO
Dalla mia esperienza (e da quello che dice Google), ecco cosa influenza quanto ci vuole per vedere risultati SEO:
- Dimensione del sito: un blog di 20 pagine reagisce più velocemente di un e-commerce con 10.000 prodotti. È matematica, non magia.
- Competitività del settore: se vuoi essere primo per “prestito personale”, armati di santa pazienza. Se punti su “riparatore di fisarmoniche a Bergamo”, potresti farcela in poco tempo.
- Autorità del dominio: un sito nuovo deve costruire credibilità da zero. Un sito con 10 anni di storia ha già un vantaggio.
- Qualità dei contenuti: contenuti eccezionali vengono premiati più velocemente di quelli mediocri. Ovvio? Dovrebbe esserlo.
- Link building: i link di qualità accelerano tutto il processo. Ma attenzione: quelli spam lo rallentano.
La pazienza come virtù SEO
Martin Splitt ha detto una cosa che dovrebbe essere stampata e incorniciata in ogni agenzia SEO:
“being patient is good”.
Mueller ha rincarato la dose parlando della necessità di avere pazienza ma anche di essere costantemente informati sui progressi.
È il punto dove molti clienti mollano. Vogliono risultati ieri, li ottengono dopodomani, e nel frattempo pensano che tu stia perdendo tempo. È frustrante, ma fa parte del gioco.
Quanto ci mette un sito a essere indicizzato completamente e a posizionarsi bene? La risposta onesta è: dipende da così tanti fattori che ogni caso è una storia a sé.
Suggerimenti pratici per gestire le aspettative
Dopo anni di spiegazioni e clienti che guardano l’orologio, ho imparato qualche trucco per gestire le tempistiche SEO:
- Setta obiettivi realistici: meglio promettere poco e mantenere tanto che il contrario.
- Documenta tutto: screenshot, report, grafici. La memoria è labile, i dati no.
- Celebra i piccoli progressi: passare dalla posizione 47 alla 23 è un risultato, anche se non sembra.
- Spiega il perché: la gente accetta meglio i tempi lunghi se capisce il motivo.
Conclusione
I tempi per la SEO non sono scritti nella pietra. Possono essere giorni per una modifica semplice, mesi per un progetto complesso, anni per raggiungere obiettivi ambiziosi in settori competitivi.
La lezione più importante? Non esiste una formula magica. Ogni sito, ogni settore, ogni strategia ha i suoi tempi. L’importante è avere aspettative realistiche, misurare i progressi costantemente, e non mollare al primo ostacolo.
E soprattutto, ricorda che quanto ci vuole per la SEO a funzionare dipende anche da quanto sei disposto a investire in contenuti di qualità, esperienza utente, e promozione genuina del tuo brand.
Google ha parlato. Ora tocca a noi essere pazienti e strategici. E magari controllare meno spesso la posizione sui motori di ricerca – ma quello sarà sempre impossibile per chi fa questo mestiere. Contattami per una consulenza se vuoi una mano per migliorare il tuo posizionamento SEO.
Qui sotto puoi visualizzare il video di John Mueller: