Igiene degli indici vettoriali: la SEO tecnica che non sapevi di dover fare (e che decide se esisti per l’AI)
Perché l’AI non cita il tuo sito? Igiene degli indici vettoriali: la nuova SEO tecnica che trasforma contenuti invisibili in citazioni.
Perché l’AI non cita il tuo sito? Igiene degli indici vettoriali: la nuova SEO tecnica che trasforma contenuti invisibili in citazioni.
Okay, dobbiamo parlare di una cosa seria.
La SEO tradizionale sta collassando sotto il peso della sua stessa irrilevanza.
Non lo dico per fare il provocatore o per attirare clic facili, lo dico perché i dati urlano una verità che molti preferiscono ignorare: OpenAI visita 1.500 pagine per ogni singolo clic inviato. Anthropic? 60.000 pagine per clic.
Lascia che questo numero ti entri in testa: sessantamila.
Significa che l’intelligenza artificiale sta consumando i nostri contenuti, masticandoli, digerendoli e risputandoli sotto forma di risposte perfette, senza mai, MAI, mandare traffico al tuo sito. E indovina? Gli utenti adorano questo sistema. Come ha detto Matthew Price, CEO di Anthropic:
“le persone si fidano di più dell’AI e semplicemente non seguono le note a piè di pagina”.
Bentornati nell’era della Generative Engine Optimization, o GEO, come la chiamano quelli che sanno di cosa stanno parlando. O forse preferisci LMO, AO, ASEO? Perché sì, siamo talmente confusi che non riusciamo nemmeno a metterci d’accordo sul nome di questa roba.
La crisi di identità della ricerca AI (e perché nessuno sa più cosa monitorare)
Parliamoci chiaro: quando hai cinque SEO specialist nella stessa stanza, ottieni undici opinioni diverse.
Autorità, brand building, PR digitale, EEAT, EEEAT, long tail, LLM optimization. È diventato un circo totale.
Il settore della ricerca basata sull’intelligenza artificiale, o come diavolo vogliamo chiamarlo oggi, si è trasformato in un campo di battaglia dove tutti urlano strategie diverse ma nessuno ha davvero capito cosa sta succedendo.
Ma c’è una domanda ancora più importante di tutte le sigle e le definizioni: cosa monitorare? Stiamo ancora analizzando i clic, certo. Ma c’è altro. Come si misurano le conversioni quando devi tracciare 700 richieste diverse? Come capisci quali provengono dai dati ZIP che indicano davvero le metriche importanti?
Questo è il dilemma geografico, o GEO, che nessuno ha ancora risolto completamente. E mentre noi discutiamo sulla terminologia giusta, ChatGPT macina 800 milioni di utenti, Perplexity ne conta 22 milioni attivi, e Google ha lanciato AI Overviews che stanno letteralmente mangiando il nostro pranzo.
La sfida principale che ci aspetta è capire cosa stiamo realmente misurando. Non stiamo più contando solo impression e click-through rate. Stiamo
L’anno scorso ho assistito a una cosa che mi ha lasciato senza parole.
Un comico stand-up, senza alcuna formazione musicale, ha creato una canzone che è diventata virale.
Come ci è riuscito? Sfruttando la creatività attraverso intelligenza artificiale e alcuni strumenti che chiunque può imparare a usare.
Fino a qualche anno fa, produrre contenuti multimediali professionali richiedeva budget enormi, attrezzature complesse e connessioni nell’industria. Oggi, grazie agli strumenti AI creativi, queste barriere sono completamente cadute.
Perché l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la creatività
La creazione di contenuti con AI ha cambiato completamente le regole del gioco creativo. Stiamo assistendo a una vera democratizzazione dell’industria: chiunque può ora produrre contenuti di qualità professionale.
Con l’intelligenza artificiale creativa, praticamente non esiste storia che non possiate raccontare o concetto che non possiate visualizzare. Nel momento in cui immaginate qualcosa, potete iniziare a creare contenuti dinamici attorno a quella visione, senza limitazioni di budget.
Come organizzare il vostro workflow creativo
Prima di iniziare, organizzate il vostro flusso di lavoro seguendo questa sequenza:
Sviluppo del concetto iniziale;
Creazione musicale con AI;
Generazione di immagini e stile visivo;
Creazione di animazioni;
Assemblaggio finale nel software di editing.
Trovate il vostro equilibrio tra organizzazione e spontaneità.
Troppa struttura rallenta la creatività, troppo poca rende difficile gestire i file.
Tre mesi fa ho perso un cliente. Un bel cliente, devo dire. Una SaaS B2B con 12 dipendenti che aveva bisogno del “miglior CRM per startup di 10 persone”. Quando ho fatto la prova con ChatGPT per curiosità, l’intelligenza artificiale ha suggerito di tutto: TechRadar, un thread di Reddit, una comparazione recente. Ma non il mio cliente. Nada de nada.
Eppure avevano tutto: un prodotto eccellente, prezzi competitivi, persino recensioni a cinque stelle. Il problema? Erano completamente invisibili nella Generative Engine Optimization.
E se non fai parte della risposta generata dall’AI, semplicemente non fai parte del gioco. L’89% degli acquirenti B2B usa piattaforme come ChatGPT per fare ricerche. Pensateci bene: quando qualcuno chiede a un’intelligenza artificiale quale CRM scegliere, la vostra azienda compare nella risposta? Fate una ricerca anche per il vostro prodotto o servizio e poi ditemi cosa appare.
Parliamoci chiaro: non importa quanto il tuo contenuto sembri curato o autorevole a un lettore umano se poi ChatGPT, Claude o Perplexity non lo pescano mai dal loro mare di informazioni. Il recupero – o retrieval per gli amici anglofili – non riguarda solo l’esistenza della tua pagina. Riguarda come le macchine interpretano il significato delle tue parole.
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