Okay, parliamoci chiaro.
Per anni hai fatto SEO tecnica: rel canonical, sitemap, dati strutturati, velocità di caricamento, robots ecc. Tutto il lavoro sporco che rende le pagine accessibili e indicizzabili. E quel lavoro conta ancora, non fraintendermi. Ma se pensi che questo sia tutto quello che serve in questo momento, ti sbagli di grosso.
C’è un nuovo strato che sta decidendo chi viene recuperato nelle risposte AI e chi viene semplicemente ignorato: vector index hygiene. O, se preferisci un termine più italiano, igiene degli indici vettoriali. E no, non è solo un altro buzz word da aggiungere alla lista infinita di acronimi SEO.
È letteralmente la differenza tra esistere o non esistere nei risultati di ChatGPT, Claude, Gemini e Perplexity.
Come Google ha sempre smontato le tue pagine (e tu non lo sapevi)
Prima di entrare nel vivo della questione, devi capire una cosa: Google non ha mai memorizzato la tua pagina come un file unico. Mai. Dall’inizio.
I motori di ricerca hanno sempre smontato le pagine web in elementi e li hanno memorizzati in indici separati. Il testo viene suddiviso in token e archiviato in inverted index, che mappano i termini ai documenti in cui appaiono. Questa è la colonna portante del recupero di keyword su larga scala.
Le immagini vengono indicizzate separatamente: nomi di file, testo alt, didascalie, caratteristiche visive apprese dalla macchina. I video vengono suddivisi in trascrizioni, miniature, dati strutturati, tutto memorizzato in un indice video dedicato.
Quando digiti una query, Google interroga questi indici in parallelo (web, immagini, video, news) e fonde i risultati in un’unica SERP. Questa separazione esiste perché gestire “un internet testuale” non è la stessa cosa che gestire un internet con anche immagini o video.
Per noi consulenti SEO, il punto importante è questo: non hai mai veramente posizionato “la pagina”. Hai posizionato le parti che sono state indicizzate e recuperabili.
E qui casca l’asino.
Dal ranking al retrieval: benvenuti nell’era degli embeddings
I motori di ricerca generativi basati sull’AI, quelli che tutti chiamiamo answer engines, spingono questo modello ancora più avanti. Al posto dell’inverted index, utilizzano un vector index, che memorizza gli embeddings: in pratica, delle “impronte digitali matematiche” che rappresentano il significato dei contenuti.
Non si lavora più su pagine, ma su chunks, cioè piccoli blocchi di contenuto.
Ogni blocco viene trasformato in un vettore, una rappresentazione numerica (embedding) che cattura il suo significato.
Quando arriva una query, il sistema cerca i vettori più simili semanticamente per trovare i blocchi di testo più rilevanti.
(Un esempio? Google Vertex AI Vector Search funziona così.)
Oggi si usa spesso un retrieval ibrido:
- la ricerca vettoriale densa capisce il senso delle parole;
- la ricerca keyword sparsa (come BM25) trova corrispondenze letterali;
- Metodi come la reciprocal rank fusion (RRF) combinano entrambi i risultati.
A differenza della vecchia SERP, questi sistemi non mostrano una lista di link ma parafrasano i blocchi recuperati e generano una risposta unica e coerente.
In certi casi, usano ancora la ricerca tradizionale come fallback.
Ad esempio, alcuni report mostrano che ChatGPT può recuperare in modo silenzioso risultati da Google tramite SerpApi quando non è sicuro dei propri dati.
Per chi fa SEO, il cambiamento è enorme:
non si tratta più di posizionarsi, ma di farsi recuperare.
Se i tuoi blocchi non vengono trovati nel retrieval, è come se non esistessi. Fine del gioco.
Cos’è davvero la Vector Index Hygiene (e perché ti riguarda)
L’igiene degli indici vettoriali è semplicemente il modo in cui prepari i tuoi contenuti affinché l’intelligenza artificiale li possa trovare e usare facilmente.
Immagina di avere una biblioteca enorme. Se i libri sono tutti ammucchiati a caso, sporchi e con pagine strappate, sarà impossibile trovare quello che ti serve. L’igiene vettoriale equivale a tenere quella biblioteca ordinata, pulita e ben organizzata.
Quando non fai questo lavoro di “pulizia”, i tuoi contenuti diventano un casino per l’AI. Vediamo i problemi più comuni:
Problema 1 – Contenuti troppo mescolati: immagina di scrivere un pezzo che parla contemporaneamente di cucina italiana e delle tue vacanze in Giappone. L’AI si confonde perché non capisce di cosa stai parlando. Ogni frase del contenuto dovrebbe trattare UN argomento specifico, non dieci cose diverse insieme.
Problema 2 – Frasi ripetute ovunque: se tutti i tuoi articoli iniziano con “Benvenuto nel nostro blog dove condividiamo consigli sul marketing”, stai creando confusione. L’AI vede queste frasi identiche su 50 pagine diverse e non riesce più a distinguere cosa è davvero importante. Immagina di gridare la stessa cosa 50 volte invece di dire cose diverse e utili.
Problema 3 – Elementi della pagina che finiscono nelle risposte: pensa ai banner dei cookie, ai menu di navigazione, ai footer. Questi elementi si ripetono su ogni pagina del tuo sito. Se non li filtri, l’AI potrebbe citarli come se fossero contenuti veri. Tipo rispondere a una domanda tecnica copiando il tuo banner “Accetta i cookie”. Assurdo, ma succede davvero.
Problema 4 – Trattare tutto allo stesso modo: una FAQ ha bisogno di essere organizzata in modo diverso rispetto a una guida tecnica o a un articolo di blog. Se le tagli e organizzi tutte nello stesso modo, perdi efficacia.
Problema 5 – Contenuti vecchi mai aggiornati: i sistemi di AI migliorano continuamente. Se hai preparato i tuoi contenuti per i sistemi di due anni fa e non li hai mai aggiornati, funzionano male.
Gli studi lo confermano: quando l’AI deve processare contenuti lunghi e disordinati, perde pezzi importanti (si chiama fenomeno “Lost in the Middle” – perso nel mezzo). Più i tuoi contenuti sono puliti e ben organizzati, meglio l’AI li recupera e li usa.
In pratica? Se non tieni “ordinati” i tuoi contenuti in questo modo, l’AI semplicemente non li usa. E se non li usa, tu perdi visibilità.
L’igiene in pratica: come funziona nel concreto
Okay, basta teoria. Vediamo cosa devi fare nella pratica.
Passo 1 – Pulisci prima di tutto
Partiamo da una cosa fondamentale: non devi modificare tecnicamente nulla sul tuo sito. Il menu, i banner, i footer, tutto resta esattamente dov’è. Gli utenti vedono la pagina normale come sempre.
Quando l’AI visita il tuo sito, ha dei sistemi automatici che riconoscono cosa è contenuto principale e cosa invece è “arredamento” della pagina.
Pensa a come leggi tu stesso un articolo online: ignori automaticamente il menu in alto, la sidebar laterale con la pubblicità, il footer con i link legali. Ti concentri solo sul testo dell’articolo vero e proprio. L’AI fa la stessa cosa, ma in modo automatico.
Il tuo lavoro è rendere questo processo più facile scrivendo contenuti veramente puliti e ben organizzati.
Questo significa usare i titoli HTML nel modo giusto: il titolo principale dell’articolo deve essere un H1, le sezioni principali devono essere H2, i sottotitoli H3. Questa gerarchia aiuta l’AI a capire come è strutturato il tuo contenuto, esattamente come aiuta i lettori umani a orientarsi nel testo.
Ogni paragrafo dovrebbe trattare un singolo concetto o idea. Non mescolare dieci argomenti diversi nello stesso blocco di testo pensando di risparmiare spazio. Se stai spiegando cos’è la SEO, dedica un paragrafo solo a quello. Se poi vuoi parlare di come scegliere le parole chiave, apri un nuovo paragrafo.
Questa divisione logica aiuta enormemente l’AI a capire e recuperare le informazioni giuste.
Un errore comune che vedo spessissimo è ripetere le stesse frasi identiche all’inizio di ogni articolo. Se hai cinquanta post sul blog e tutti iniziano con “Benvenuto nel nostro blog di marketing digitale dove condividiamo consigli utili per far crescere il tuo business”, stai creando rumore invece che segnale.
Ogni articolo dovrebbe avere un’introduzione unica che parla specificamente di quell’argomento, non una formula standard ripetuta all’infinito.
Se usi piattaforme come WordPress, Wix, Shopify o qualsiasi altro CMS decente, il sistema già organizza automaticamente il codice HTML in modo che sia chiaro cosa è contenuto e cosa è navigazione. Non devi installare nulla di speciale o modificare il codice.
Devi solo concentrarti sullo scrivere bene, con chiarezza e struttura logica. Il resto lo fanno i sistemi automatici dell’AI quando visitano e processano il tuo sito.
Passo 2 – Dividi in pezzi logici
Qui arriva la parte che molti sbagliano. Non devi tagliare i tuoi articoli ogni 500 parole a caso, come tagliare una torta in fette uguali senza guardare.
Devi dividerli per argomenti completi. Ogni “pezzo” (chunk) deve parlare di UNA cosa sola e rispondere a UNA domanda specifica.
Esempio pratico:
- ❌ SBAGLIATO: una sezione che parla di “cos’è la SEO” + “come scegliere le parole chiave” + “strumenti per la link building” tutto insieme;
- ✅ GIUSTO: tre pezzi separati, uno per ogni argomento.
Le FAQ possono essere corte (una domanda, una risposta). Le guide tecniche hanno bisogno di più spazio perché spiegano concetti complessi. Adatta la dimensione al tipo di contenuto.
Passo 3 – Evita le ripetizioni identiche
Se hai 50 articoli sul tuo blog e tutti iniziano con “Ciao, benvenuto nel nostro blog di marketing digitale”, hai un problema grosso. Stai creando 50 copie della stessa frase inutile. Varia le introduzioni. Fai in modo che ogni articolo inizi in modo unico e diverso. Questo aiuta l’AI a capire che sono contenuti diversi, non copie.
Passo 4 – Aggiungi etichette identificative
Ogni sezione del contenuto dovrebbe avere delle “etichette” che dicono:
- Che tipo di contenuto è (articolo blog? FAQ? guida tecnica?);
- In che lingua è scritto;
- Quando è stato pubblicato o aggiornato;
- Da quale pagina del tuo sito viene.
Pensa a queste etichette come ai cartellini che metti sugli scatoloni quando traslochi: “Cucina – Pentole – Fragile”. Aiutano a trovare le cose giuste al momento giusto.
Passo 5 – Aggiorna periodicamente
I sistemi di AI migliorano ogni mese. Se hai scritto i tuoi contenuti un anno fa e non li hai mai più toccati… funzionano, ma non benissimo.
Ogni tanto (ogni 6 mesi, ogni anno, dipende da quanto cambi i contenuti) devi riprocessare tutto con le nuove versioni. È manutenzione ordinaria, come cambiare l’olio alla macchina.
Passo 6 – Sistema di recupero intelligente
Qui diventa un po’ più tecnico, ma il concetto è semplice. L’AI dovrebbe cercare i tuoi contenuti in due modi:
- Cercando il significato (ricerca semantica);
- Cercando le parole esatte (ricerca tradizionale).
Poi combina i risultati dei due metodi per darti il meglio. Usi entrambi i metodi per trovare il posto migliore.
Dopo aver trovato i pezzi di contenuto potenzialmente utili, il sistema li riordina dando priorità a quelli più rilevanti per la domanda specifica.
Il punto di tutto questo? Non è complicato tecnicamente, è solo un modo diverso di pensare ai tuoi contenuti. Non più “come faccio a posizionarmi su Google” ma “come faccio a rendere i miei contenuti facili da trovare e usare per l’AI”.
Il problema dei testi ripetuti (spiegato con l’esempio dei cookie banner)
Prendiamo un esempio che tutti conosciamo: i banner dei cookie.
Praticamente ogni sito ha quella scritta “Utilizziamo i cookie per migliorare la tua esperienza” che appare su tutte le pagine. È obbligatorio per legge, quindi non puoi toglierlo.
Ora, hai mai notato che quando chiedi qualcosa a ChatGPT o Gemini, non ti rispondono mai citando questi banner? Non è un caso. I sistemi AI più grandi hanno filtri automatici che riconoscono questi testi ripetitivi e li ignorano completamente.
Il problema nasce se hai molti testi ripetitivi come questo sul tuo sito. Non solo i banner cookie, ma anche frasi standard che ripeti identiche su ogni pagina: intestazioni uguali, introduzioni copiate e incollate, box promozionali identici ovunque.
Pensa a cosa succede: l’AI visita il tuo sito e trova lo stesso testo ripetuto centodue volte. Dal suo punto di vista, stai riempiendo il sito di contenuti duplicati e inutili.
Il rischio concreto è che l’AI inizi a pensare che il tuo sito sia pieno di contenuti di basso valore. Non riesce a distinguere facilmente cosa è davvero importante e perché deve “attraversare” tutto questo testo ripetuto per arrivare alle informazioni utili.
La soluzione? Varia i tuoi testi. Se devi mettere introduzioni, falle diverse per ogni pagina. Se hai box promozionali, cambia almeno parzialmente il testo. Fai in modo che ogni pagina del tuo sito abbia contenuti unici e non copia e incolla della stessa frase su tutte le pagine.
I cookie banner sono solo un esempio visibile di questo problema, ma il concetto si applica a qualsiasi testo che ripeti identico su più pagine. Meno ripetizioni inutili hai, più facile è per l’AI trovare e usare i tuoi contenuti veri.
La SEO tecnica vecchia conta ancora (non buttare tutto)
Facciamo chiarezza su una cosa importante: tutto quello che hai imparato sulla SEO tecnica negli ultimi anni continua a funzionare ed è ancora necessario. L’igiene degli indici vettoriali non sostituisce nulla, si aggiunge a quello che già fai.
Pensa alla SEO come a una casa a più piani. Prima avevi il piano terra con tutte le fondamenta: crawlability, sitemap XML, dati strutturati, velocità di caricamento, tag canonical. Questo piano terra resta fondamentale e continua a fare il suo lavoro. Ora stiamo semplicemente costruendo un primo piano sopra: l’ottimizzazione per i sistemi AI.
I tag canonical servono ancora per dire a Google quale versione di una pagina duplicata è quella principale, evitando sprechi di risorse. Allo stesso modo, l’igiene vettoriale evita che l’AI sprechi risorse processando contenuti duplicati o inutili. Stesso problema, livelli diversi.
I dati strutturati tipo Schema.org continuano ad aiutare i motori di ricerca a capire di cosa parli: se stai descrivendo un prodotto, una ricetta, un evento. Questo vale sia per Google tradizionale che per i sistemi AI. Le sitemap aiutano ancora Google a scoprire tutte le pagine del tuo sito. La velocità di caricamento influenza ancora i posizionamenti nelle ricerche classiche.
L’analogia più semplice è questa: la SEO tecnica tradizionale ti permette di avere una casa pulita e in ordine. Le stanze sono accessibili, c’è luce, le porte si aprono facilmente. L’igiene vettoriale ti permette di organizzare i cassetti e gli armadi dentro quella casa in modo logico. Se qualcuno deve trovare le posate, sa che sono nel cassetto della cucina, non sparse in giro. Serve fare entrambe le cose: casa pulita e cassetti organizzati.
In pratica, continua a fare tutto quello che facevi prima: ottimizza la velocità, usa i dati strutturati, crea sitemap, gestisci i canonical. E aggiungi a questo il nuovo strato: scrivi contenuti ben strutturati, evita ripetizioni inutili, organizza i testi in modo che l’AI possa processarli facilmente. Non è uno o l’altro, sono entrambi necessari per avere successo oggi.
Da dove iniziare senza impazzire
Non devi rivoluzionare l’intero sito da un giorno all’altro. Sarebbe come decidere di riordinare tutta la casa in un pomeriggio: impossibile e frustrante. Invece, parti da un piccolo angolo ed espandi gradualmente.
Scegli un tipo di contenuto specifico e inizia da lì. Per esempio, se hai una sezione FAQ sul tuo sito, comincia da quella. Leggi tutte le domande e risposte e chiediti: ci sono risposte troppo lunghe che parlano di dieci cose diverse? Ci sono frasi identiche ripetute in più risposte? Ogni FAQ risponde davvero a una sola domanda specifica o salta da un argomento all’altro?
Sistema quelle, rendendole più focalizzate e uniche. Poi passa al tipo di contenuto successivo: magari gli articoli del blog, o le schede prodotto, o le guide tecniche. Un passo alla volta.
Un approccio furbo è partire dai tuoi contenuti migliori. Prendi i dieci articoli che ti portano più traffico organico, quelli che già funzionano bene. Analizzali con attenzione: ci sono paragrafi quasi identici ripetuti in più articoli? Ci sono introduzioni copiate? La struttura è chiara con titoli ben definiti? Ottimizza prima questi articoli vincenti, perché sono quelli che hanno più probabilità di essere citati dall’AI.
Se usi strumenti come Screaming Frog, puoi fare analisi più approfondite per vedere se hai contenuti troppo simili tra loro. Ma anche senza strumenti avanzati, basta leggere i tuoi articoli con occhio critico chiedendoti: “sto ripetendo le stesse cose? Ogni pezzo è unico e focalizzato?”
L’obiettivo è trasformare questa attenzione all’igiene dei contenuti in un’abitudine normale. Proprio come quando pubblichi un nuovo articolo controlli che abbia un titolo SEO, una meta description e magari i dati strutturati, inizierai a controllare anche che non abbia frasi ripetute da altri articoli e che sia ben organizzato in paragrafi logici.
Non serve riscrivere tutto subito. Parti piano, testa un gruppo di contenuti, vedi se funziona meglio, poi espandi l’approccio al resto del sito. Piccoli passi costanti battono sempre le rivoluzioni drastiche.
Conclusione
Ecco la verità scomoda: mentre leggi questo articolo, ChatGPT, Claude, Gemini e Perplexity stanno già processando i tuoi contenuti.
Li stanno suddividendo, analizzando e memorizzando nei loro sistemi. Questo succede già, che tu lo sappia o meno.
La vera domanda non è se i tuoi contenuti vengono processati, ma come vengono processati. Sono organizzati in modo pulito e utilizzabile, oppure sono un casino confuso che l’AI ignora? È la stessa differenza tra avere un curriculum ben scritto che ti fa ottenere colloqui, e averne uno pasticciato che finisce nel cestino senza essere letto.
L’igiene degli indici vettoriali non è una rivoluzione che cancella tutto quello che sapevi. È semplicemente un nuovo livello che si aggiunge alla SEO tecnica che già conosci. Quindici anni fa dovevi preoccuparti che Google potesse accedere e leggere le tue pagine. Oggi devi preoccuparti anche che l’AI possa capire e usare facilmente i tuoi contenuti. Stesso gioco, regole aggiuntive.
Chi capisce questo adesso e inizia ad adattarsi, continuerà ad essere visibile quando sempre più persone smetteranno di cercare su Google e inizieranno a chiedere direttamente all’AI. Chi invece continua a fare SEO esattamente come nel 2015, si ritroverà tra qualche anno a guardare Analytics e chiedersi: “ma perché il traffico crolla? Sto facendo tutto giusto secondo le guide che seguivo!”
Il punto è semplice: l’intelligenza artificiale sta diventando il nuovo gatekeeper della visibilità online. Non ha sostituito completamente Google, ma sta cambiando le regole del gioco. E decide chi far emergere basandosi su quanto i tuoi contenuti sono facili da capire, organizzare e citare.
Non puoi più limitarti a pensare “come faccio a posizionarmi in prima pagina su Google per questa keyword?”. Devi anche chiederti “se qualcuno chiede questa cosa a ChatGPT, il mio contenuto viene citato come risposta o viene ignorato?”
Quindi continua a fare tutto quello che facevi: ottimizza per Google, costruisci link, crea contenuti di qualità, usa i dati strutturati. Ma aggiungi questo nuovo strato: scrivi in modo pulito, evita ripetizioni inutili, organizza i contenuti logicamente. Non è complicato, è solo un modo leggermente diverso di pensare.
Se lo fai, resti nel gioco. Se lo ignori, ti stai tagliando fuori da una fetta sempre più grande di visibilità online. Semplice come questo.